Hanno Detto
Mauro sul caso Folorunsho: «Quelle parole sono una violenza. Assurdo che non ci sia stata una punizione»

L’ex giocatore Massimo Mauro si è soffermato sul caso successo domenica scorsa durante Cagliari Roma tra Folorunsho ed Hermoso
Massimo Mauro, ex giocatore di Juventus e Napoli ed ora opionionista televisivo, si è soffermato sul caso Folorusho. Ecco le sue parole ai microfoni ufficiali della Gazzetta dello Sport:
UNA VIOLENZA INSOSTENIBILE – «Vedere quello che abbiamo visto è stato come averlo sentito per quante volte lo ha ripetuto. È stato davvero sgradevole, è stata una violenza per tutti, non solo per la mamma di Hermoso. Già è difficile digerire certe parole dette una volta, la reiterazione è stata veramente insopportabile. Come è assurdo il protocollo del Var, trovo assurdo che non si possa punire una cosa così».
LA PROVA TV – «Non sapevo che fosse limitata alla blasfemia. E questo fa emergere un mondo del calcio ancora maschilista, è urgente cambiare la mentalità, non tanto dei giocatori, quanto di chi scrive le regole. Ma non è per niente facile e questo rende tutto insopportabile».
ESPELLERE PER OGNI INSULTO – «Secondo me sarebbe giusto farlo, esattamente come avviene per la bestemmia. Non mi sembra che un’offesa sia meno grave dell’altra e non capisco perché non possano essere punite entrambe».
IL PERICOLO DELL’EMULAZIONE – «Certo. partiamo dal fatto che i calciatori non possono dimenticare che c’è una telecamera a ogni metro e che sono visti qualsiasi cosa facciano. Detto questo la mancata sanzione di parole così gravi è pericolosa. Quello che interessa adesso non è punire Folorunsho, ma quello che significa non punirlo. Era un’occasione unica per ribadire il rispetto per le mamme, le ragazze, le nonne, le donne tutte, insomma. Non doveva capitare, ma visto che è successo si doveva cogliere l’occasione per ribadire che è un’assurdità. Altrimenti mettersi i segni rossi in faccia fa ridere».
COSA SERVE- «Servono gesti concreti. Il giocatore del Cagliari per me dovrebbe andare a casa di Hermoso a chiedere scusa, investirci del tempo, metterci attenzione. Non basta un post sui social. O lo vedrei bene nelle scuole di Cagliari a commentare il suo errore. E ovviamente cambiamo in fretta questo codice».
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