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Il regista Milani: «Il mio ultimo film? Un gol alla Gigi Riva»

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Il regista Milani: «Il mio ultimo film? Un gol alla Gigi Riva» Le parole di Riccardo Milani, regista del documentario dedicato a Rombo Di Tuono

Dopo il successo del suo ultimo film “Un mondo a parte“, il regista, Riccardo Milani, che ha diretto anche il documentario sull’eroe del Cagliari, Gigi Riva, ha parlato ai microfoni di Sky Sport, facendo dei paragoni tra la sua ultima pellicola e Rombo di Tuono:

NUOVO FILM UN GOL ALLA GIGI RIVA- «Che bella cosa che dici. Io un po’ volevo fare il calciatore. Ogni volta che entro in una sala a salutare il pubblico è come se uscissi fuori dagli spogliatoi per entrare in campo. Quindi è perfettamente calzante. Poi è l’esempio più alto e nobile possibile. Quando Gigi è morto è stato un dolore per me enorme, che ho provato altre volte nella vita però è un grande vuoto perché è una persona di riferimento. Uno che ti lascia tanto dal punto di vista etico, morale. Sapere che non posso andare a Cagliari a trovarlo e mettermi seduto vicino a lui sulla poltrona è un dolore lancinante che non mi passa più

RICORDO RIVA- «Una cosa che posso dire è questa, la camera ardente e il funerale di Gigi sono state le cose più emozionanti e strazianti della mia vita. Io ero con lui e con la famiglia nella camera ardente e ho visto migliaia di sardi passargli accanto e ringraziarlo, toccarlo, sorridergli. Tutti lo hanno ringraziato, grazie per tutto quello che hai fatto per noi. È stata una manifestazione di un popolo che forse non avevo mai visto. Al funerale quella marea umana che era lì a salutarlo, a celebrarlo e a dargli affetto. Credo di non aver mai visto un popolo così riconoscente verso una persona

MICHELE CORTESE COME GIGI RIVA- «Penso che ci sia qualcosa che li lega. Anche Gaber era così. Persone che hanno avuto il coraggio di fare delle scelte scomode e di seguire la passione autentica. Quando ci sono valori etici e morali, se li persegui, se ce li hai dentro, devi capire qual è il luogo giusto per tirarli fuori. Gigi ha scelto la Sardegna. Michele Cortese ha scelto un paesino di 300 abitanti invece della grande città. Penso che sia questo, penso che ci sia un accostamento inevitabile perché è un po’ la ricerca del lato umano. È una cosa che cerco di fare sempre con le storie che racconto

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