Guerra in Ucraina, il calcio si schiera: ci sono cose più importanti di una vittoria
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Editoriale

Guerra in Ucraina, il calcio si schiera: ci sono cose più importanti di una vittoria

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L’esplosione dirompente della guerra in Ucraina ha investito anche lo sport e il calcio che si sono schierati in blocco contro la Russia

L’Europa si è risvegliata ieri più buia che mai: la guerra in Ucraina ha investito la nostra quotidianità con tremenda e cruda violenza. Lasciandoci il groppo in gola e gli occhi lucidi per le prime immagini dell’invasione russa, come d’altronde capita sempre in tragedie umane e umanitarie di queste tipo. La guerra è sempre guerra, ovunque e comunque, ma è logico che ci si senta più toccati perché il Vecchio Continente da anni non percepiva così da vicino il dramma.

Una follia criminale che il mondo del calcio (e dello sport in generale) ha severamente condannato ed è sbagliato pensare che questo non conti o non possa avere un peso. Il rispetto della tregua olimpica è d’altro canto un concetto che si tramanda dai tempi dell’Antica Grecia ed è confortante pensare che qualcosa, seppur possa magari essere una goccia nell’oceano, ogni sportivo possa fare.

Come nel caso di Roberto De Zerbi, il quale non ha voluto abbandonare il Paese per rispetto del calcio e del suo club, anche perché la Federazione ucraina ha sospeso con discutibile ritardo il campionato. O come Ruslan Malinovskyi, stella dell’Atalanta che ha voluto malgrado tutto scendere in campo, segnare una doppietta e mostrare al mondo un appello di pace.

Così come non si possono ignorare le parole del difensore dello Sporting Gijon Vasyl Kravets, il quale ha manifestato l’intenzione di combattere attivamente insieme ai propri connazionali. Ma non solo i direttissimi interessati, ovviamente, perché davvero da ogni parte d’Europa si è levato il grido di sdegno. Dallo striscione condiviso da Napoli Barcellona alle prese di posizione ufficiale di FIFA e UEFA, con quest’ultima che a stretto giro di posta toglierà la finale di Champions League a San Pietroburgo.

Già, proprio quella Russia che in buona parte si è ribellata alla violenza del proprio leader. Migliaia di persone sono scese in piazza per protestare, l’attaccante della nazionale Smolov il primo tra i calciatori russi a schierarsi contro. Ed è quel che bisogna continuare a fare, ciascuno nel suo grande o nel suo piccolo. A costo di abbandonare sponsor milionari (vedi quanto fatto da uno Schalke 04 sull’orlo del fallimento con Gazprom) o di escludere club e nazionali russe da qualsiasi competizione. Non basta e quasi sicuramente non basterà, ma come scritto da Marten de Roon “ci sono cose più importanti di una vittoria“.

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