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Gigi Riva e il Cagliari: come si è arrivati allo scudetto

Cagliari News 24

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È il goleador in assoluto più prolifico di tutta la storia del Cagliari calcio. Non è stato l’unico certo, i colori rossoblù annoverano anche altri nomi, ma Gigi Riva, conosciuto dai tifosi anche come Rombo di Tuono, è colui che nessuno, nemmeno “sul continente”, può dire di non avere mai sentito.

Sarà perché quando giocava lui era un’altra epoca, quella di un calcio meno spettacolare, ma sicuramente efficace e di sicuro effetto anche per chi andava allo stadio; sarà perché si trattava di un attaccante unico nel suo genere: mancino, potente, rapido, raffinato, abile nelle acrobazie e imbattibile nel gioco aereo; sarà perché l’isola in generale e il Cagliari in particolare, in quel periodo, avevano assoluto bisogno di un eroe; o sarà perché, trascinata dalle sue reti, la squadra vinse il campionato della stagione 1969-1970.

Sarà quel che sarà, ma Gigi Riva è stato un grande campione, fedele alla maglia (sempre e solo la numero “undici”) e non al successo, fino alla fine della sua carriera nel calcio giocato.

In attesa che altri grandi campioni sbarchino a Cagliari, i tifosi possono scommettere sulle partite dei rossoblù sui portali online di scommesse non AAMS.

Gigi Riva, i gol, lo scudetto e il no ad Agnelli

Con la maglia rossoblù, che ha indossato dal 1963 al 1977 per 377 partite, Riva ha segnato la bellezza di 208 reti, 164 delle quali in campionato (156 in Serie A), 33 in Coppa Italia e 4 in tornei europei. Nel 1973, rifiutò (gesto assolutamente inconsueto per il calcio di oggi) un miliardo di Lire per andare alla corte dell’Avvocato Agnelli!

L’anno dello scudetto è segnato nei ricordi e nel cuore di ogni tifoso del Cagliari e, se Riva è stato il trascinatore di questa squadra, rombo di tuono da solo in campo non avrebbe potuto fare quello che ha fatto.

In panchina, sedeva Manlio Scopigno, detto “il filosofo”, con una carriera di una decina d’anni in campo, tra Rieti, Salernitana, Napoli e Catanzaro, e oltre vent’anni da allenatore: squadre minori dapprima, per approdare alla fine degli anni Cinquanta al Lanerossi Vicenza (all’epoca in Serie A), al Bologna, al Cagliari appunto, e alla Roma.

Fu grazie alla sua guida se i giocatori della rosa riuscirono a trovare l’affiatamento e la tecnica necessari a conquistare il titolo con quattro punti di vantaggio sull’Inter di Herrera e Boninsegna e sette sulla Juventus di Anastasi e Zigoni.

Non solo Gigi Riva: altri artefici dello scudetto del Cagliari

Il miglior marcatore rossoblù anche quell’anno fu Riva (21 gol), ma accanto, o meglio dietro di lui, giocavano calciatori come Nené, Albertosi, Domenghini, Cera.

Enrico Albertosi, prima di tutto: non un portiere, ma il portiere, quello di cui il Cagliari non avrebbe potuto fare a meno per vincere lo scudetto. Se non fosse stato per le sue incredibili parate e per le sue doti fisiche e atletiche, i gol di Riva e gli altri non sarebbero stati sufficienti per terminare il campionato al primo posto.

Il versatile Pierluigi Cera avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di centrocampista, ma a causa dell’infortunio di Tomasini, quell’anno Scopigno gli diede carta bianca: Cera riuscì a dare una lettura completamente nuova del ruolo di libero, talmente vincente che il rossoblù venne invitato a riproporla in nazionale, durante i mondiali in Messico.

Mario Brugnera si fermò in Sardegna tra il 1968 e il 1982, ad eccezione di un anno passato con la maglia del Bologna: oltre trecento le presenze per questo centrocampista e, all’occorrenza, attaccante, con i rossoblù. Le sue incursioni e i suoi passaggi erano fondamentali per il gioco vincente del Cagliari dello scudetto.

Claudio Olinto de Carvalho, detto Nené, era il brasiliano del Cagliari: dopo cinque anni tra Santos (con Pelé) e Juventus (con Sivori), arrivò in Sardegna, dove restò tra il 1964 e il 1976, diventando lo straniero più longevo della storia del Cagliari. Il suo ruolo in campo – ala e mezzala – secondo alcuni commentatori era tatticamente più rilevante di quello di Riva. In 311 partite, segnò 23 reti.

Se qualcuno avesse ancora dubbi sulla bontà del calcio del Cagliari dell’anno dello scudetto, basterebbe citare i nomi di Enrico Albertosi, Angelo Domenghini, Sergio Gori, Gigi Riva, Comunardo Niccolai e Pierluigi Cera. Si tratta dei sei rossoblù che il commissario tecnico della nazionale maggiore Ferruccio Valcareggi convocò per Messico 1970. E, per chi eventualmente non lo ricordasse, quell’anno l’Italia arrivò in finale, dove fu fermata solo dal Brasile di Pelé.

Umiltà, classe, potenza, tattica, strategia e una rosa di giocatori “normali”, che hanno saputo scendere in campo ed affrontare, giornata dopo giornata, squadre provinciali e big sempre a testa alta: questo è ciò che ha reso grande il Cagliari degli anni tra Sessanta e Settanta e che ha permesso alla città di conquistare il titolo di Campioni d’Italia.

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