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Cossu ritrova il Cagliari: cosa può dare ancora ai rossoblù

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Due stagioni dopo, Andrea Cossu ritrova il Cagliari. Il trequartista sardo è stato convocato per il ritiro di Pejo

Il presidente Tommaso Giulini l’aveva annunciato al termine di un’amichevole con l’Olbia giocata a maggio. Ora si può dire che è ufficiale: Andrea Cossu ritorna al Cagliari. C’era anche il suo nome nell’elenco dei 32 convocati per il ritiro di Pejo, iniziato nella giornata di ieri. Compare tra gli 8 attaccanti, in mezzo a Borriello, Cop, Farias, Giannetti, Han, Melchiorri e Sau. Il fantasista trentasettenne è reduce da due stagioni giocate ad Olbia, nelle quali ha contribuito a portare i bianchi dalla Serie D alla Lega Pro e poi salvarli nel campionato appena concluso. Ora è giunto il momento di concludere – con ogni probabilità – la carriera con la maglia del suo cuore e della sua vita, con i colori per cui ha sempre fatto il tifo fin da bambino.

COSA PUÒ E NON PUÒ DARE – «Form is temporary, class is permanent», diceva Bill Shankly, l’allenatore del Liveropool degli anni ’60 e ’70. In altre parole, nonostante il tempo passi, la classe resta ed è eterna. Di classe Cossu ne ha sempre avuta e ne ha ancora, a 37 anni. Le sue doti tecniche non possono essere messe in discussione. È certo però che alla sua età difficilmente Massimo Rastelli gli chiederà di fare il titolare. Anche perché in quel ruolo c’è Joao Pedro, giocatore che si è rivelato fondamentale per gli equilibri della squadra, soprattutto grazie alla sua fase di non possesso in cui va sistematicamente a disturbare il portare di palla avversario. Uno sforzo fisico che non può essere chiesto a nessun giocatore dell’età del cagliaritano cresciuto nella Johannes. Così come non gli si potrà richiedere ciò che ha fatto nei suoi anni migliori, quando era indubbiamente uno dei migliori trequartisti della Serie A e avrebbe meritato la convocazione al Mondiale in Sudafrica del 2010. Sette anni dopo, Cossu può ancora dare qualcosa al Cagliari, magari entrando a partita in corso per provare ad innescare gli attaccanti o tenere palla e congelare il match a seconda della situazione. Ma soprattutto può dare tanto fuori dal campo e negli spogliatoi, mettendo a servizio della squadra la sua esperienza e insegnando ai nuovi arrivati cosa vuol dire indossare la maglia rossoblù. Quella del suo cuore e della sua vita. Quella per cui ha sempre fatto il tifo, fin da bambino e con cui concluderà la sua carriera.

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