Editoriale

Bernardeschi, da diamante a flop: c’era una volta Brunelleschi

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La parabola di Federico Bernardeschi, da talento del calcio italiano a esubero scaricato dalla Juve che non gli rinnoverà il contratto

Correva l’anno 2017 quando Federico Bernardeschi mandò in ebollizione la piazza fiorentina accettando la corte della Juve. Non senza qualche sotterfugio, basti ricordare la famigerata vicenda del certificato medico.

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La Vecchia Signora sborsò la bellezza di 40 milioni di Euro per assicurarsi l’astro nascente del calcio italiano, dal mancino fatato e dalla tecnica sopraffina. In Viola si era affermato come esterno d’attacco dall’assist facile e con il discreto bottino di 23 reti in 93 presenze ufficiali.

Numeri abbaglianti come le sue giocate, che però in bianconero raramente si sono apprezzate. Con cifre quasi imbarazzanti se paragonate a quelle prodotte all’ombra del Duomo: 12 gol in 182 caps in bianconero per oscurare le velleità da campione e ritrovarsi il più delle volte umile gregario senza identità.

Perché è impossibile non definire un flop l’evoluzione di Bernardeschi, vittima un po’ di se stesso e un po’ del continuo peregrinare tra un ruolo e l’altro, tra una posizione e l’altra.

Trequartista, esterno d’attacco, mezzala di centrocampo, laterale a tutta fascia, talvolta persino terzino. Allegri, Sarri e Pirlo le hanno provate un po’ tutte per metterlo a suo agio, senza però mai ricavarne granché in rapporto alle aspettative.

Così Federico la Juve non se l’è mai presa fino in fondo e, cinque anni dopo, il mancato rinnovo è una dichiarazione palese di fallimento. Anche perché all’alba dei ventotto anni tutto si può dire tranne che sia un giocatore vecchio o sul viale del tramonto.

Ora si apriranno le infinite vie del calciomercato, occasione unica e irripetibile per ripartire da (parametro) zero e dimostrare a tutti che qualcosa di buono il novello Brunelleschi può ancora inventare e creare.

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