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100 anni di Cagliari: lo scudetto del 69/70

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100 anni di Cagliari, la storia del club rossoblù fondato il 30 maggio del 1920. Mezzo secolo dopo arriva lo storico scudetto di Gigi Riva e compagni

La storia secolare del Cagliari cambia nel 1963, quando arriva in Sardegna un diciottenne da Leggiuno. Con Gigi Riva in squadra i sardi non conquistano solo la promozione in Serie A, ma nel giro di 6 stagioni anche uno storico scudetto. L’epopea del Cagliari del ’70 è storia del calcio italiano ed è la pagina più importante dei 100 anni del club.

VERSO LO SCUDETTO – La prima stagione in A non è semplice. Al gruppo che ha conquistato la A vengono aggiunti Nené e Cera, oltre a Visentin e il peruviano Gallardo, che segnerà appena 3 reti in 40 gare. L’approccio con il massimo campionato è disastroso, ma il Cagliari riesce a rimontare dopo un girone d’andata da ultimo posto finendo addirittura sesto con 9 gol firmati da Rombo di Tuono. Saranno 11 nel 1966 per l’11° posto finale. Il brutto infortunio di Riva rimediato contro il Portogallo in Nazionale compromette la stagione successiva, la prima di Manlio Scopigno in panchina, iniziata alla grande con il record di imbattibilità di Reginato e il buon impatto del neo-acquisto Boninsegna, prelevato dal Varese. Nonostante il k.o., Riva diventa comunque per la prima volta capocannoniere della Serie A con 18 reti segnate in appena 23 partite. In estate c’è la parentesi americana del Cagliari, che rappresenta nel campionato statunitense la franchigia dei Chicago Mustangs senza arrivare ai playoff. Una bravata a Washington di Scopigno costò però il posto sulla panchina rossoblù al Filosofo, che l’anno successivo fu sostituito da Ettore Puricelli, tecnico uruguaiano naturalizzato italiano. I risultati non sono all’altezza delle aspettative, Riva segna 13 gol e la squadra chiude al nono posto. Nel 1968 torna così Scopigno e la società inizia a dare forma al Cagliari leggendario della stagione successiva. Dalla Fiorentina arrivano il portiere della Nazionale Enrico Albertosi e il centrocampista – che in carriera farà tutto, dal centravanti al libero – Mario Burgnera, in cambio di Francesco Rizzo, il primo giocatore della storia del Cagliari a segnare con l’Italia. Da Brescia e Milan ecco il libero Giuseppe Tomasini e il terzino sinistro Giulio Zignoli. Con il capitano Longo, Martiradonna, Niccolai, Cera, Greatti, Boninsegna e ovviamente Gigi Riva, il Cagliari darà vita ad un incredibile duello per il tricolore contro la Fiorentina. Riva segnerà 20 gol, si laureerà capocannoniere per la seconda volta, ma non basta. La squadra arriva “solo” seconda, conquistando comunque il miglior piazzamento della sua storia.

IL TRICOLORE – La storia però il Cagliari la riscrive l’anno dopo. E non solo quella diventata ormai centenaria del club, ma di tutto il calcio italiano e del calcio in generale. Una squadra isolana, arrivata in Serie A solo 6 stagioni prima, che può vantare il miglior attaccante della storia della Nazionale e con una difesa insuperabile, riesce a conquistare quello scudetto sfiorato l’anno prima. Andrea Arrica, il direttore generale, fa un altro colpo di mercato. Dopo lo scambio con la Fiorentina dell’anno prima, ne porta avanti uno genaiale con l’Inter: in cambio di Boninsegna, porta in Sardegna il centravanti Sergio Gori, l’ala destra della Nazionale Angelo Domenghini e il jolly Cesare Poli. Sono i tasselli decisivi, insieme agli altri due arrivi di Mancin e Nastasio, che però in quella stagione giocheranno poco. Gori si rivelerà il partner d’attacco perfetto per Riva, mentre Domenghini è un treno instancabile sulla fascia. Il Cagliari conquista il primo posto già alla sesta giornata, vincendo 1-0 a Firenze proprio contro i viola campioni d’Italia. Non lasceranno più la testa della classifica fino al termine della stagione. Il Cagliari del 1969/70 ha regalato pezzi di storia che anche oggi, festeggiando i 100 anni della fondazione del club, non possono essere citati: la rovesciata di Riva a Vicenza, lo scontro scudetto a Torino contro la Juventus e il pomeriggio del 12 aprile all’Amsicora, con il 2-0 sul Bari che regala la matematica del tricolore con due giornate d’anticipo.

IL POST SCUDETTO – Metà di quel Cagliari partirà poi alla volta del Messico per i Mondiali del ’70, con la Nazionale che si arrenderà solo in finale contro il Brasile di Pelè. La squadra del 1970/71 è forse ancora più forte proprio perché più consapevole dei propri mezzi. Cambia il teatro delle gare dei rossoblù, che giocano in maglia bianca su scelta dello scaramantico Scopigno. L’Amsicora va in pensione (ma tornerà) per lasciare posto al più spazioso Sant’Elia. È lì che il Cagliari giocherà le uniche due gare casalinghe di Coppa dei Campioni della sua secolare storia contro i francesi del Saint-Étienne (3-0) e gli spagnoli dell’Atletico Madrid (2-1). Il 25 ottobre i rossoblù giocano forse la miglior partita di sempre del club. A San Siro, contro l’Inter, Gigi Riva e compagni annichiliscono l’Inter con una prestazione favolosa. Il risultato finale è di 3-1, con doppietta di Riva e gol di Domenghini, ma sarebbe potuto essere più largo se Mazzola non avesse implorato al bomber di Leggiuno di smetterla per evitare una contestazione troppo dura dei tifosi nerazzurri. Sarà lo stesso Mazzola nel finale a segnare poi il gol della bandiera. Da quella gara, Riva venne soprannominato dalla leggendaria penna di Gianni Brera Rombo di Tuono.

IL DECLINO – Solamente un altro infortunio, ancora più duro, poteva fermare quel Cagliari. Protagonista ancora Riva e ancora con la maglia della Nazionale. Stavolta in Austria, con un intervento killer di Norbert Hof, passato alla storia come il Boia del Prater. Il 31 ottobre del ’70, a distanza di neanche una settimana dalla partita perfetta di San Siro, Riva si rompe perone e tibia mettendo praticamente fine alla sua stagione. Ritornerà per le ultime gare, ma non sarà più quello di prima. Hof non ha spezzato solo la gamba di Rombo di Tuono, ma i sogni del Cagliari, che sarà eliminato dalla Coppa dei Campioni con un sonoro 3-0 rimediato a Madrid senza il suo bomber. La squadra chiuderà la stagione 7ª: vincerà lo scudetto proprio quell’Inter battuta a ottobre. Nel campionato successivo il Cagliari si qualifica per la Coppa Uefa, grazie al 4° posto ottenuto con un Riva in grande spolvero con 21 gol realizzati. È però l’ultimo anno di Scopigno in panchina, sostituito da Edmondo Fabbri nella deludente stagione successiva. La squadra inizia piano piano a sgretolarsi: Domenghini va alla Roma, Gori alla Juventus, Cera al Cesena, Albertosi al Milan, mentre piano piano appendono le scarpette al chiodo Greatti (che preferì ritirarsi piuttosto di lasciare la Sardegna), Martiradonna Nenè. L’ultimo ad arrendersi è Gigi Riva, che rifiuterà i milioni della Juventus per restare a vita nel Cagliari e in Sardegna. Una scelta che ha contribuito a scrivere la sua leggenda. L’ultima gara della sua carriera, contro il Milan nel febbraio del 1976 a fine girone d’andata, si conclude però con un altro infortunio: uno strappo muscolare all’adduttore della coscia destra. La squadra senza di lui retrocede. A 6 anni di distanza dallo scudetto, il Cagliari ritorna in Serie B. L’anno successivo Riva è formalmente incluso nella rosa, ma non giocherà mai più una gara ufficiale.

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