L'ex patron Cellino: «Cagliari sfortunato, ma la retrocessione non è un dramma» - Cagliari News 24
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2015

L’ex patron Cellino: «Cagliari sfortunato, ma la retrocessione non è un dramma»

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Intervenuto ai microfoni di Radiolina durante la trasmissione “Il Cagliari in diretta“, l‘ex patron rossoblù Massimo Cellino ha analizzato la sfortunata stagione del Cagliari: «Non nascondo che sono molto triste per la retrocessione. I rossoblù hanno avuto un anno difficile, attaccare il presidente non aiuta la società. Quando è morto mio padre ho provato un dolore difficile da dimenticare, dopo quel dolore c’è quello della retrocessione. Il calcio è difficile, sarebbe potuto capitare anche a me. Quando retrocessi per la prima volta mi sembrava che il mondo fosse finito. Furono i tifosi della curva nord a tirarmi su il morale. Mi offrirono una pizza e mi diedero la carica giusta per ripartire. Se siamo retrocessi la colpa è un po’ di tutti, non solo del presidente Giulini. Io ho ceduto il Cagliari perché ho fatto troppi errori, non era giusto che a pagare fosse anche il Cagliari. Più vado avanti e più mi rendo conto di non capire nulla di calcio. Quando si pensa di conoscere questo sport si fa un grande errore. Durante l’anno non vi nascondo di aver avuto l’istinto di godere per le sconfitte del Cagliari, ma la mia vittoria sarà fare bene al Leeds, non la retrocessione dei rossoblù. Quella inglese è un’altra dimensione, è difficile mantenere la categoria. Salvare il Leeds quest’anno è stata una grande vittoria. Tribunali e processi? In questi anni ho fatto molti errori, se tutto questo è successo sicuramente avrò sbagliato anch’io. Devo smettere di combattere tutto e tutti, ho sofferto tanto e non riesco a dare la colpa a nessuno se non a me stesso».

 

ZEMAN? NON LO AVREI PRESO PERCHÉ… «Zeman? Gli allenatori sono come le angurie, li conosci solo quando li apri. Prendere Zeman è stata una scelta coraggiosa, il calcio del boemo è un po’ particolare. Quando il boemo allenava la Salernitana ci fece un casino per il campo di Tempio, fece lo stesso quando venne con la Roma a Is Arenas. Io non lo avrei mai preso per questo motivo. Se fossi rimasto a Cagliari sarebbe arrivato Pioli, poi dopo la cessione della squadra consigliai a Lotito di prenderlo. Giulini deve decidere senza pressione a chi affidare la panchina. Retrocedere non è una vergogna, vuol dire che gli altri sono stati più bravi di noi. Il calcio è sport, non è una tragedia. Magari da questa retrocessione nascerà il Cagliari del prossimo decennio. Cellino appartiene al passato, la mia ombra non deve penalizzare il nuovo presidente. Non sono un martire, ho sbagliato tanto. Il Parma? Non scherziamo. Mi manca la Sardegna, il mare, il clima. Per me esiste solo il Cagliari, non prenderei mai un’altra squadra italiana».

 

CESSIONE DEL CAGLIARI- «Il Qatar? Ho il contratto firmato, tuttora non capisco se fossero veri. Silvestrone era un sognatore, pensava di trovare degli investitori. Giulini è stato l’unico interesse concreto, le altre sono tutte fandonie. La 500? La mia frase è stata strumentalizzata. Io dissi che il Cagliari era una 500 Abarth che riusciva a combattere contro tutto e tutti, il Leeds invece è una vecchia Ferrari da rimettere in sesto. La Sardegna sta attraversando una grande crisi economica, mantenere la Serie A a Cagliari è un triplo salto mortale. Abbiamo 3mila abbonati, non abbiamo stadio, dobbiamo essere onorati e felici di quello che abbiamo. Noi sardi siamo più bravi a godere delle disgrazie altrui che a vantare i nostri successi. Anche io ho questo difetto e combatto ogni giorno per eliminarlo».

 

STAGIONE SFORTUNATA- «Zola in panchina? Gianfranco è stato un buon giocatore, ma in quel momento sarebbe stato difficile per chiunque. Festa? Gianluca ha delle qualità, ma non è un mago. Con l’Empoli avrei spaccato il televisore, avremmo dovuto vincere 6-0. Se avessimo vinto quella partita ci saremmo salvati in punta di piedi. Il 17? Porta male, non avrei mai permesso che un giocatore indossasse la 17. In tanti hanno “gufato” il Cagliari quest’anno, siamo stati sfortunatissimi. La vecchia guardia? Voglio tanto bene a quei ragazzi, però quando si invecchia è un trauma, bisogna aiutarli a superare questo momento. Calcioscommesse? I giocatori sono come bambini, io non li ho mai controllati, ma ho sempre dato loro il buon esempio. Il calcio però è molto più pulito di quanto pensiate. Del Fabro? Si è comportato molto bene, è un ragazzo eccezionale. Per me ha grosse potenzialità, ma bisogna vedere se può diventare un giocatore. Adryan non faceva parte dei programmi del Cagliari, così mi impegnai per portarlo in Inghilterra. Il calcio d’oltremanica non fa per lui, non ha funzionato. Negli ultimi anni di presidenza ho visto un gruppo di ragazzi eccezionali, bisogna ringraziarli perché hanno combattuto contro tutto e tutti. La bandiera rossoblù con la “A”? La misi dopo la promozione del 2004 per ricordarmi quanto fosse difficile arrivare in quella categoria. La retrocessione? Sarà colpa della bandiera, non lo so. La sfortuna esiste è non è cieca, io sono diventato scaramantico da quando sono entrato nel mondo del calcio».

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