Cagliari, il cerchio si chiude: Conti, il capitano e la leggenda rossoblù! - Cagliari News 24
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2015

Cagliari, il cerchio si chiude: Conti, il capitano e la leggenda rossoblù!

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Quando si cerca di ripercorrere la vita calcistica di Daniele Conti, ci si accorge che si tratta di un sentiero dipinto di rosso e di blu. Una bandiera, il capitano, un sardo. Gli appellativi sono tanti e non finiranno neanche domani, quando il Cagliari disputerà l’ultima partita con Daniele Conti in rosa. La conclusione della sua esperienza a Cagliari, che potrebbe coincidere con la fine della carriera calcistica, si chiude nella maniera più dolorosa possibile. E’ una retrocessione che brucia, inutile negarlo. Il rammarico del capitano lo si è visto negli occhi quando si è presentato davanti ai microfoni per giustificare le troppe sconfitte di questa stagione. La condizione fisica non ha aiutato e qualche errore anche da parte sua, come in tutte le carriere dei grandi campioni, non è mancato. Guai, però, a giudicare un giocatore che ha collezionato 434 partite in rossoblù, mettendo a segno 47 gol, dalle ultime prestazioni.

 

 

Lui domani, come altri due pilastri, Andrea Cossu e Francesco Pisano, non sarà in campo per problemi fisici. Sarà lì, però, le cuore dei cagliaritani. Nel cuore di quella gente che lo ha accolto a Cagliari col naso storto. Perché? Facile da intuire. Perché quel cognome, nel mondo del calcio, specialmente se vieni da Roma, pesa tanto e il rischio di rimanere schiacciati è alto. A 17 anni calca il prato dell’Olimpico. L’aria di Roma per lui, che quella parlata non l’ha mai persa, si fa pesante giorno dopo giorno. L’occasione per sfuggire dalla capitale si chiama Cagliari. Una città dove la pressione è facilmente gestibile per un ragazzo di 20 anni, la gente è tranquilla e il sole splende quasi tutto l’anno, con il mare a portata di mano. Su fill’è Bruno Conti, niente di più. Lo sbarco di Daniele in terra sarà, nell’estate del 1999, si porta dietro un po’ di quell’aria pesante giallorossa. Ci sono volute tante vittorie, sconfitte, gioie, delusioni, gol, cartellini gialli. Anni di sudore e di sedute in panca a vedere i propri compagni giocare.

 

 

Ma c’è stato un momento, un istante, nella storia recente del Cagliari, dove quel numero 5 ha fatto capire a tutti che Conti, almeno qui in Sardegna, è solo Daniele Conti, il capitano. Colui che in quell’ultima domenica di Gennaio, nel 2008, ormai sette anni fa, si è messo sulle spalle l’intera squadra, con un piede in Serie B, e ha cominciato una lunga corsa verso la salvezza. La zuccata di Conti contro il Napoli, che ha siglato il 2 a 1 finale, è stata la consacrazione di un ragazzo che si è scrollato di dosso tante paure e il peso di quel cognome che è stato rispedito al mittente, destinazione Roma. In quel momento è diventato veramente il capitano. Quel capitano che, forse, almeno negli ultimi decenni, il Cagliari non ha mai avuto e che i tifosi hanno sempre sognato. E pazienza se non ha l’accento casteddaio, se non riesce spiccicare una parola in limba. La sua forza sta anche in queste piccole e naturali debolezze che ha colmato con tante prestazioni di livello e gol. Come il pareggio all’ultimo secondo in casa contro la Roma o il gol che ha ammutolito il San Paolo. Come dimenticare quella doppietta contro il Torino condita con l’abbraccio al figlio a bordo campo. E quale giocatore è mai andato contro il proprio presidente, davanti ai microfoni, per difendere l’intera squadra?

 

 

Sono tanti i sentieri che compongono la strada di Conti nella sua vita calcistica. Impossibile elencarli tutti. Ogni cagliaritano ha il suo momento inciso nel cuore che porta quella firma. Perché Daniele Conti è oggi, lo è stato ieri e sarà sempre il capitano del Cagliari.

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