Cagliari, il cerchio si chiude: Andrea Cossu, per sempre cuore rossoblù - Cagliari News 24
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2015

Cagliari, il cerchio si chiude: Andrea Cossu, per sempre cuore rossoblù

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Il Cagliari lo ha tatuato sulla pelle. Nessuno meglio di Andrea Cossu può capire il dolore del tifoso rossoblù dopo questa retrocessione. Cagliaritano doc, nato e cresciuto nel capoluogo sardo, ha vissuto tra la curva del Sant’Elia e i campi della Johannes. Nel 1996/97 esordisce neanche maggiorenne in C2 con l’Olbia, convincendo l’Hellas Verona ad acquistarlo per la primavera. L’avventura gialloblù è alternata da due parentesi in prestito al Lumezzane e alla Torres in C1. Dal 2002 trova continuità in Serie B, vivendo la miglior stagione dal punto di vista realizzativo sotto la guida di Ficcadenti nel 2004/05. L’anno dopo arriva la grande occasione con il Cagliari, in Serie A. Il sogno di una vita che si realizza per Cossu che sanguina rossoblù. Purtroppo la prima avventura non andrà bene, entrerà spesso a gara in corso, racimolando ventidue presenze e zero gol. «Avevo poco spazio, magari la colpa è stata anche un po’ mia, forse ero troppo tifoso, ero abituato a vivere il Sant’Elia dall’alto e in campo mi sono trovato quasi spaesato» commenterà anni dopo. Il ritorno a Verona è dei peggiori, forse deluso dalla mancata conferma in Sardegna, ha un’involuzione che costerà alla squadra la retrocessione. I tifosi lo accusano di scarso impegno e in C è relegato addirittura alla panchina. A 28 anni il Cagliari ormai Cossu si è rassegnato a seguirlo in trasferta, quando le partite della sua squadra glielo permettevano, finché Massimo Cellino decide di riportarlo a casa nel gennaio del 2008.

 

Il Cagliari è ultimo in classifica, con dieci punti al termine del girone d’andata. Cossu assiste in tribuna alla vittoria della sua squadra del cuore contro il Napoli: due gol in pieno recupero di Matri e Conti che ribaltano il vantaggio iniziale dei partenopei. Da lì inizia l’incredibile rimonta. Altrettanto importante, però, è ciò che succede una settimana dopo a Torino contro la Juventus. Davide Ballardini decide negli spogliatoi di togliere Pasquale Foggia per far esordire Andrea Cossu nuovamente in rossoblù. È la svolta per il Cagliari e per la carriera del numero sette, perché per la prima volta qualcuno lo fa giocare trequartista. È una vera rinascita. In quel ruolo diventa titolare inamovibile, guida la squadra alla salvezza con i suoi assist e nel giorno della matematica certezza si toglie la soddisfazione di realizzare il gol del 2-0 a Udine.

 

 

La stagione seguente arriva Massimiliano Allegri che sapientemente riparte da Cossu trequartista. Sotto la guida del tecnico livornese gioca le sue migliori stagioni in carriera, tanto da indurre nel 2010 Marcello Lippi a convocarlo in nazionale. L’esordio a marzo contro il Camerun a Monaco. Cossu convince il ct che lo inserisce nella lista dei pre-convocati per il Mondiale del 2010. In Sudafrica partirà, come ventiquattresimo a causa dell’infortunio di Camorenesi, ma alla fine Lippi preferirà l’italo-argentino e da campione del mondo uscirà ai gironi contro Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia. Nessun problema, invece, per il trequartista sardo che ha sempre dichiarato: «La mia Nazionale è il Cagliari».

 

 

Nel 2010/11 con Donadoni in panchina segna quattro gol (record personale) e manda in rete tredici volte i compagni, diventando il miglior uomo assist della stagione. L’anno dopo ritrova Ficcadenti, ma il risultato non è lo stesso di Verona. Inizia la fase calante della sua carriera, dovuta anche all’età e allo spostamento di ruolo. L’attuale allenatore dell’FC Tokyo, infatti, è innamorato del 4-3-3 e fa giocare Cossu ala sinistra. Ci penserà la coppa Pulga-Lopez nel 2012/13 a riportarlo sulla trequarti, anche se gli infortuni ne limiteranno notevolmente le presenze. Lo scorso maggio sembrava essere ormai finito il rapporto tra Cossu e il Cagliari. Era rimasto solo un abbraccio con la curva nord e un contratto in scadenza. Cellino ha venduto nel frattempo la società a Tommaso Giulini e dopo un’infinta attesa il neo-presidente rossoblù decide di tenere ancora per un’altra stagione il numero sette. Con Zeman gioca ancora ala sinistra, corre e segna due gol ad inizio campionato, ma è palese che non si trovi a suo agio nel modulo del boemo. Sparisce letteralmente con l’andare dei mesi, giocando sempre meno. L’ultima apparizione risale allo scorso 29 aprile, trasferta a Verona, sponda Chievo, chiusa con un’espulsione.

 

 

Domani al Sant’Elia non ci sarà. Come per Pisano e Conti, sarebbe stata la sua partita con il Cagliari e probabilmente l’ultima in assoluto. Duecentocinquantasette partite, dodici gol e cinquantatré assist. Nove stagioni da giocatore, trentacinque anni da tifoso. Perché appenderà anche le scarpette al chiodo, ma di una cosa siamo certi. Mai smetterà di tifare per la squadra del cuore.

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