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C’era una volta… La favola di Federico Melchiorri

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C’era una volta un attaccante che come tanti altri sognava la Serie A. Era il dicembre del 2006 quando quel sogno si realizza. Mario Beretta lo fa esordire a 19 anni nella massima serie con la maglia del Siena contro l’Empoli. Potrebbe sembrare l’inizio di una carriera di una giovane promessa e invece no. Perché per arrivare dov’è ora, Federeico Melchiorri ha dovuto mangiare tanta polvere. La polvere dei campi di Serie C e Lega Pro, dove con le maglie di Giulianova, Sambenedettese e Poggibonsi non riesce a consacrarsi. Arriva poi la malattia, quella che gli cambia la vita e probabilmente la carriera. Nel 2009 gli viene diagnosticato un cavernoma venoso che spezza i sogni di un ragazzo che appena tre anni prima aveva giocato in Serie A. Spezza i sogni di un qualsiasi ragazzo che vuole semplicemente vivere e giocare a calcio.

 

Per fermare uno come Melchiorri, però, ci vuole ben altro e sette mesi dopo è nuovamente in campo. Non su quello del Siena, non in un prato erboso di Serie A. No, nei campi di Eccellenza con il suo Tolentino, la squadra che l’aveva lanciato neanche maggiorenne qualche anno prima. In due anni segna 35 gol in 54 presenze che lo porteranno a giocare nel 2012 in Serie D con la Maceratese, la squadra della sua città. L’impatto anche qui è straordinario e grazie ai suoi 25 gol in campionato porta i suoi ai playoff. La promozione tra i professionisti non riesce alla Maceratese, ma tanto basta al Padova per acquistarlo nell’estate del 2013 e farlo esordire in Serie B. Sono passati 4 anni da quel cavernoma. Ne sono passati ancora di più dall’esordio nella massima serie e Melchiorri ormai non pensava neanche più a tornarci. Voleva solo giocare a calcio. La sua caparbietà, la sua grinta e il suo talento però l’hanno riportato lì, tra i professionisti. Segna 6 reti al suo primo anno in cadetteria e viene notato dal Pescara che lo acquista l’anno dopo. Con 14 gol e una traversa nella finale playoff contro il Bologna sfiora con gli abruzzesi la promozione in Serie A, quella Serie A. Ma il destino sembra prendersi ancora gioco di lui, chiudendogli la porta del sogno sul più bello. In Serie A potrebbe andarci comunque, d’estate con il Carpi, ma lui – che ha sofferto e mangiato polvere tra i campi dei dilettanti – quella Serie A vuole guadagnarsela entrando dalla porta principale. Sceglie così il Cagliari, la Sardegna e grazie al suo modo generoso di giocare fa innamorare presto i tifosi. Segna 8 gol, risolve partite difficili come quella in casa dello Spezia o sul campo del Latina, finché ad aprile non arriva l’ennesima mazzata. Nel corso di un allenamento si procura la lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio destro. Segue il resto della stagione da primo tifoso, festeggia con i compagni la promozione e lavora tutta l’estate per tornare il prima possibile a giocare.

 

Rastelli gli regala la prima convocazione a Bologna, ma è presto per vederlo già in campo. Lui quella Serie A l’ha aspettata dieci anni, cosa saranno mai un altro paio di settimane. Il destino, dopo avergli chiuso più volte la porta in faccia, sta solo aspettando il momento giusto. Il momento è arrivato ieri, quando finalmente è tornato in campo sei mesi dopo quell’infortunio, sette anni dopo il cavernoma, dieci dall’unica presenza nella massima serie. Già qui sarebbe una favola. Ha battuto uno ad uno gli antagonisti della sua carriera per prendersi il premio che gli spetta. Ma Eupalla, la divinità che secondo Gianni Brera protegge e ispira il gioco del pallone, ha deciso di regalargli un ulteriore gioia, facendo mancare all’88’ quel pallone ad Emiliano Viviano. Melchiorri, che come ogni volta aveva creduto su quel lancio lungo chiaramente imprendibile, si ritrova così con il pallone tra i piedi e la porta vuota. Il gol più facile della sua carriera, ma anche il più difficile. Perché per segnarlo ha dovuto passare ogni tipo di avversità.

 

Quando cresciamo ci insegnano che le favole non esistono. Ci dicono che è tutto immaginario, un’invenzione che resta nei libri. Eppure per descrivere la storia di Federico Melchiorri non esiste sostantivo migliore. C’è tutto. L’eroe con il numero 9 rossoblù, i tanti antagonisti affrontati in carriera e il premio finale: il gol in Serie A al termine di un calvario interminabile. Come ogni favola anche questa ha la sua morale: non mollare mia. Melchiorri non l’ha fatto. Non si è fermato difronte a niente. Ha battuto tutti i suoi nemici, finché non si è preso ciò che meritava. E la rete contro la Sampdoria è solo l’inizio.

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